mercoledì 3 settembre 2008

Ma chi può dire se siamo morti davvero?

Notizia fresca-fresca: la storica L. Scaraffia, sulle pagine dell'Osservatore Romano, mette in dubbio il Rapporto di Harward che quarant'anni fa modificò la definizione di morte, da allora basata sull'encefalogramma piatto. Inutile disquisire sui contenuti tecnici della faccenda, meglio invece soffermarsi sul perchè di certe prese di posizione e sull'esito che potrebbero avere tali dichiarazioni.
Partiamo dal secondo aspetto: tornando alla definizione di morte per arresto cardiaco, quale sarebbe l'effetto sui trapianti, soprattutto di cuore? E' noto a tutti che gli organi interni si deteriorano rapidamente una volta che il cuore cessi di battere. Tornare indietro vorrebbe dire ridurre ulteriormente, per non dire azzerare, la possibilità di effettuare trapianti (e di salvare vite!), quando già gli organi a dispozione rappresentano 1/3 del fabbisogno (fonte: la Repubblica).
Già solo il fatto che si finirebbe per lottare su un corpo senza più alcuna speranza di vita, condannando una vita che ancora " E' ", ma che senza trapianto è destinata a spegnersi, permette di farsi un'idea della debbaggine di certe affermazioni.
Ma allora, se è così evidente che la scelta del medico è tra una resurrezzione e il salvataggio di una vita (e solo la seconda è un suo dovere deontologico, la prima non è mai stata contemplata da Ippocrate in poi..e neanche prima), con ovvia predilizione della seconda, perchè instillare dubbi etici di tale portata? La Scaraffia sostiene che la Scienza si evolve e bisogna tenerne conto. Verissimo. Peccato che per la chiesa la Scienza si evolva a convenienza: va bene per far sopravvivere corpi svuotati della vita, ma non va bene per aiutare delle vite a nascere e così via..
Allora diventa evidente il vero scopo di questa e di altre prese di posizione in materia: la chiesa ribadisce il concetto che solo dio può dare e togliere la vita: l'uomo può solo rimettersi al suo disegno ed operare nella sua volonta; siamo meri esecutori di una volontà superiore. "Il cielo lo sa, il cielo ha deciso". Col cavolo!
Non nego assolutamente la libertà del credente di uniformarsi ai dettami della chiesa in tutti i suoi aspetti: libera scelta che rispetto. Ma fin quando vivremo in uno Stato laico e non confessionale, è diritto di tutti avere delle leggi che salvaguardino la libera scelta personale. In ambiti così delicati, poi, è bene che le leggi siano chiare, così come deve essere chiaro che per i medici siano le leggi, e non la loro fede, a stabilire come devono comportarsi: il medico può pure essere credente, ma se il paziente è ateo? (vedi i problemi con l'obiezione di coscienza sulla "pillola del giorno dopo"). Mi auguro, ma ci spero poco, che il nostro Parlamento non si dimostri servile come in passato: non vorrei, in futuro, crepare in attesa di un cuore, o che in attesa del mio muoia inutilmente qualcun'altro.

2 commenti:

V ha detto...

Per dirimere la questione io decreto la morte di questo Paese perché il suo encefalogramma risulta ormai piatto,a causa delle endovena di stronzate che la Chiesa ha provedduto in passato e provvede tuttora a somministrare in laute dosi.
E,come dice Forrest Gump,non ho altro da dire su questa faccenda perché mi fa troppo incavolare...Meglio che sto zitta,potrei urtare la sensibilità del popolo di Dio.

salvatore RO ha detto...

mah, chissà se la "sensibilità" del popolo di dio è rivolta solo agli "illuminati" o se c'è posto anche per la sofferenza di chi non crede...