venerdì 31 ottobre 2008

La via del tramonto

Devo ammetterlo: non sono mai stato tropo fiducioso sul futuro di questo Paese.
Forse perchè vengo da una terra (la Sicilia) che pur volendo ribellarsi al malaffare non riesce mai a fare il passo decisivo, forse perchè vivo in una regione dove i valori materiali (anzi, UN valore materiale: il denaro) cancellano tutto il resto, forse perchè nelle parole di chi ci governa (e di chi fa opposizione) leggo vuote frasi rassicuratrici mentre già preparano le valigie piene di soldi e si apprestano a tagliare la corda, ma la china di quest'Italia mi sembra sempre più curva verso un destino inglorioso.
Di tutto ciò che non va, la faccenda riguardante l'istruzione pubblica è solo l'ultimo, dissenato, esempio.
L'Italia è in recessione, l'Unione Europea è in recessione, gli USA sono in recessione...Tutta la finanza mondiale è in crisi; si ci affanna nel tentativo di arginarla; si mettono in atto rimedi d'emergenza (cartolarizzazioni e ricapitalizzazioni) sperando che la bufera passi..Ma si prendono anche misure impegnative per il futuro, cercando già ora la via del riscatto prossimo venturo, per non rimanere invischiati nel declino.
Ho scritto "si prendono", ma avrei dovuto scrivere "gli altri prendono..": difatti, paesi come Francia e Svezia stanno stanziando milioni di € nella scuola e nella ricerca, noi invece all'istruzione pubblica tagliamo i fondi. Poco importa che siano 70 o 450mln di €: se impediamo a che produce innovazione (in tutti i campi) di operare, siamo destinati ad un'economia a basso contenuto tecnologico, quindi poco redditizia. Saremo uno di quei paesi, come la vituperata Cina, che produce merce scadente puntando sul basso costo finale e dei fattori produttivi.
Nel contempo, avremo un'elite privilegiata il cui unico merito sarà quello di aver avuto i danè (i soldi) per poter accedere all'istruzione universitaria: un'oligarchia che gestirà il classico popolo bove.
Ovviamente, qui non siamo tutti scemi, e moltissimi hanno visto questa prospettiva: costoro hanno invaso le piazze, hanno protestato per difendere i diritti loro e dei loro figli. E continuano a protestare, giustamente, anche se il decreto Gelmini è ormai diventato la legge 133/08.
Studenti, insegnanti, ricercatori, genitori hanno dovuto però subire offese verbali (e in alcuni casi fisiche) da personaggi cui solo un'incredibile debbagine ha consentito loro di avere titoli per governarci. Tanto per fare un esempio, Cossiga, ex Presidente della Repubblica, ha dichiarato che bisognerebbe che la polizia massacrasse i contestatori, prima infiltrandosi fra loro per provocare il causus belli, come già aveva fatto lui in passato. Incredibilmente, nessuno si è indignato, nessuno gliene ha chiesto conto.
Anche fra gli studenti, soprattutto universitari, c'è chi difende la 133/08, con la motivazione che gli sprechi e le baronie nell'università vanno rimossi. Giustissimo: quindi, per far fuori i baroni, che sono in una botte di ferro grazie all'anzianità lavorativa e al tipo di contratto, tagliamo i fondi colpendo chi vive di precariato, come i ricercatori o i docenti (di vario grado) non di ruolo. GENIALE!
Alla Gelmini e a questi studenti prezzolati vorrei dire una sola cosa: avete il potere di fare scempio dell'istruzione, e visto che vi garba tanto, fatelo pure. Ma almeno non venite a dirci che lo fate per il nostro bene.
La destra berlusconiana ha sempre provato rancore per la libertà del sapere; comprensibile che ora cerchi di distruggerla. Altrettanto comprensibile è che si cerchi d'impedirglielo.

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