giovedì 28 agosto 2008

Volare oh oh..con Alitalia ora si può!

L'affaire Alitalia sembra essere giunto all'epilogo, ma le sue radici sono lontane nel tempo. Chi ricorda i tempi di Tangentopoli ricorda anche il periodo delle privatizzazioni: lo Stato decise di privarsi dei gangli produttivi (trasporti, telecomunicazioni, etc), dato che i privati do it better. Non è che vi fossero molte alternative, ma è anche vero che vennero commesse delle vere e proprie aberrazioni (come l'accordo con Benetton: allo Stato le spese di gestione, al privato l'incasso dei caselli autostradali); nel passaggio da enti pubblici ad aziende private, queste vennero quotate in Borsa, e lo Stato divenne socio di minoranza. Alitalia non sfuggì a questa logica.
Solitamente, cosa si rimprovera alla gestione pubblica (a quella italiana, altrove lavorano meglio!)? Sprechi, inefficienze, mancata concorrenza, stipendificio, clientelismo e consorterie e via così. Ma cos'è stata Alitalia in questi anni?
I mali della gestione pubblica sono rimasti tali e quali, ed ad essi si sono aggiunti quelli tipici della gestione privata, ovvero la logica di massimizzare il profitto anche a scapito della sicurezza.
Poi vi sono stati i contratti con i top-manager che prevedevano una cospicua buonuscita anche in caso di licenziamento o altra rescissione unilaterale del contratto, l'abbandono della tratta diretta Bologna/Venezia--Palermo (una col più alto numero di passeggeri), il servizio in volo sempre più scadente (ora devi pagare pure il sacchettino di noccioline, una volta anche il pranzo era gratuito), il caro-biglietto e l'incapacità di contrastare Meridiana e le varie compagnie low-cost.
Se una famiglia si gestisce in egual modo, prima o poi finisce in mano agli strozzini...Alitalia no; Alitalia ha compiuto una sorta di divedendo dei mali e dei beni: alla dirigenza ampi guadagni, ai lavoratori e all'utenza disagi e sacrifici. La coperta è corta, ma sempre dalla stessa parte!
E fin qui, uno potrebbe dire: ma a me, che me ne cala? Viaggio in macchina, non faccio il pilota, fallisca pure Alitalia!
Vero, così sarebbe dovuta andare...Ma c'è sempre un ma; volendo fare una distinzione sommaria, gli italiani si possono dividere in due categorie: gli sciovinisti e gli esterofili. Nel caso Alitalia ha prevalso una terza categoria, di solito piuttosto timida e minoritaria: gli orgogliosi. Costoro hanno sentenziato che un Paese come il nostro non poteva rimanere privo della compagnia di bandiera, visto che anche paesi poveri ed accattoni ce l'hanno. Ma gli orgogliosi sono spessi privi di mezzi...
A questo punto doveva intervenire la politica, e chi se non il politico più orgoglioso di tutti? In piena campagna elettorale, al grido di ghè pens'mì!, il Presidente aviere-steward-carburantista-puliscicessi vara la cordata dei volenterosi (tipo quella che è intervenuta in Iraq) ed allontana Airfrance ed altri pretendenti, che almeno avevano proposto dei seri piani di risanamento. Passano i giorni, i mesi, e la cordata gioca a nascondino...Una volta vinte le elezioni, il Presidente-prestigiatore fa scomparire la cordata con abile gioco di mano, e con altrettanta abilità fa comparire nel lato B dei contribuenti un bel carotone di 40€ cadauno (per una famiglia media, 120€), soldi necessari per risanare i debiti e provare ad andare avanti...Si, ma avanti come? Se la gestione dovesse rimanere invariata (ad onor del vero, la neo-società costituita sembra offrire garanzie positive in tal senso) Alitalia durerà gran poco, sopravviverà nei debiti fino all'intervento del prossimo Presidente-cazzaro, con buona pace del contribuente italiano!

1 commento:

linda ha detto...

amore lo sai noi pagheremo sempre e comunque..in Italia gira così..
Ti amo!